Case History hard disk piegato
20 Luglio 2017Oggi vi parleremo di un caso abbastanza singolare e soprattutto laborioso. Forse uno dei più delicati su cui abbiamo lavorato negli ultimi tempi.
Un nostro rivenditore ci ha portato l’ hard disk di un suo cliente, un Hitachi da 2.5 pollici visibilmente piegato. Alla domanda su cosa fosse successo ci spiega che al culmine di un litigio il laptop dove era montato il disco ha fatto un volo rovinoso dal quarto piano.
A dir la verità, a vederlo così mal concio, si era decisamente scettici sul buon esito del recupero. Eravamo già pronti a trovarci le superfici magnetiche curvate o peggio ancora graffiate.
L’esperienza ci ha comunque insegnato ad aver la mente aperta a qualsiasi risvolto. Spesso in passato ci è capitato di dannarci non poco su interventi che a primo impatto sembravano banali e risolvere in men che non si dica quelli dati per improbabili se non impossibili.
Una volta aperto il supporto in camera bianca siamo rimasti piacevolmente sorpresi. Nonostante la deformazione del case esterno le superfici erano perfettamente lisce e integre. Ovviamente il motore di rotazione Apex, così come il gruppo testine, sono irrimediabilmente danneggiati, questi elementi andavano sostituiti per poter procedere con l’operazione del recupero.
Il fatto che le superfici magnetiche fossero integre ci han fatto parzialmente ricredere sulla fattibilità del recupero. Prepariamo dunque il paziente per lo swap dei piatti su un nuovo case con stesso motore. Questa procedura è delicatissima in quanto mediante i nostri tools i piatti vanno estratti dal case compromesso e vanno inseriti in quello nuovo ricalibrando il tutto con una precisione micrometrica. Impresa resa ancora più delicata dal fatto che la deformazione del supporto ha ridotto notevolmente gli spazi di passaggio per i nostri strumenti per lo swap dei piatti. Una volta spostati e riallineati correttamente viene montato un nuovo gruppo testine identico a quello polverizzato dalla caduta da oltre 12 metri di altezza.
Ovviamente tutte queste operazioni vanno sempre e solo eseguite in camera bianca.
Lasciamo immaginare il nostro entusiasmo quando alimentando il tutto vediamo che il dispositivo lavora bene e prova ad andare in lettura ed è solo a causa di alcuni moduli firmware corrotti che non riesce ad andare in ready. Ottimizziamo il firmware riparando e sostituendo le parti danneggiate e procediamo con la fase del recupero.
Le superfici magnetiche anche se fisicamente integre risultano degradate in alcuni punti. Questo rallenta ulteriormente la fase di recupero in quanto non ci permette di leggere tutti i cluster. In presenza di zone così degradate bisogna diminuire drasticamente la velocità di lettura impostandola a 1 cluster alla volta.
É stato possibile riconsegnare al cliente il 97% dei dati. Sotto i nostri standard ma siamo comunque ampiamente soddisfatti visto che le premesse iniziali non erano delle migliori.