Il Controller SandForce per il recupero dei dati
23 Marzo 2016Il controller SandForce è lo strumento attraverso il quale si può procedere al recupero dei dati SSD SandForce.
Il costruttore di questi dispositivi ha scelto di puntare su un criptaggio hardware automatico duale, noto come dual automatic hardware encryption, che è di 256/256 bit nei controller di nuova generazione e di 128/256 bit in quelli meno recenti.
La maggior parte dei dispositivi SSD archivia i dati direttamente all’interno della memoria flash, non ricorrendo ad alcun tipo di crittografia. La protezione, dunque, è assicurata dalle password, anche se tecnici esperti possono leggere direttamente la memoria flash dei drive allo stato solido, disponendo di strumenti idonei.
Gli SSD SandForce sono ottimizzati per garantire la massima affidabilità sia dal punto di vista della durata che dal punto di vista delle prestazioni: le unità con memoria a stato solido hanno, quindi, la capacità di supportare applicazioni aziendali caratterizzate da un traffico consistente di I/O. L’efficienza è migliorata non solo dalle tecnologie di correzione degli errori, ma anche dal bilanciamento della velocità di lettura e della velocità di scrittura.
La tecnologia DuraWhite, relativa alla riduzione dei dati, permette di limitare le operazioni di scrittura nella memoria Flash al minimo, mentre la tecnologia Raise offre livelli di protezione dei dati molto elevati, oltre a una ridondanza aggiuntiva che assicura l’accesso ai dati anche se un blocco o una pagina si guastano.
Le unità a stato solido, come noto, sono dispositivi di memoria di massa che usano la memoria flash, o comunque la memoria allo stato solido, per conservare i dati, invece di ricorrere a supporti di tipo magnetico (cosa che, invece, si verifica con i classici hard disk). La quasi totalità degli SSD si basa sulla tecnologia delle memorie flash NAND, in virtù della quale i dati possono essere distribuiti in modo uniforme, e uniforme è anche l’usura dell’unità. Viene sfruttato, in pratica, l’effetto tunnel allo scopo di mutare lo stato elettronico di celle di transistor.
A differenza dei dischi rigidi, questi drive permettono di memorizzare quantità di dati molto consistenti in modo non volatile senza che sia necessario ricorrere a organi meccanici come motori, testine, piatti, e così via.
Anche per gli SSD, comunque, può essere necessario rivolgersi a un centro specializzato nel recupero dati al fine di recuperare i dati contenuti all’interno che, per una ragione o per un’altra, non sono più accessibili. Da evitare, invece, qualsiasi soluzione fai da te: il recupero dati richiede non solo competenze specifiche, ma anche software ad hoc e hardware particolari che laboratori specializzati come il nostro dispongono.
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